Un giovane uomo sta percorrendo una strada in discesa, in una zona collinare della provincia di Udine, in sella alla sua bicicletta da corsa.
Per cause non chiare perde il controllo del mezzo ed impatta violentemente contro il muro di cinta di una proprietà privata e muore sul colpo.
Leo ha 38 anni ed è marito e padre di 2 figli minorenni.
IL CASO DI LEO
Anche quando tutto sembra andare storto, non ci arrendiamo, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.
Leo, un giovane uomo di 38 anni, di origini italo-brasiliane, marito e padre di 2 figli minorenni, il giorno 15 ottobre 2018 rimane coinvolto in un sinistro mortale mentre si trova in sella alla sua bicicletta da corsa.
Il fatto avveniva mentre Leo si trovava a percorrere una strada in discesa, in una zona collinare della provincia di Udine, per motivi non chiari, egli perdeva il controllo del mezzo ed andava a impattare violentemente contro il muro di cinta di una proprietà privata.
Purtroppo, non ci sono testimoni che hanno assistito al fatto e quindi le dinamiche dell’incidente non sono chiare.
Veniamo contatti dalla moglie di Leo per un consulto e per intervenire in ambito penale.
Il nostro intervento è volto ad evidenziare, all’autorità giudiziaria, la necessità di svolgere una consulenza tecnica, per poter ricostruire la dinamica dell’evento, al fine di valutare l’eventuale responsabilità di eventuali terzi, vedasi altri veicoli in transito.
Invitiamo pertanto le autorità ad acquisire i filmati delle telecamere pubbliche presenti nella zona, una questione che si presenta difficile in quanto non si conosceva l’esatto momento in cui era avvenuto il fatto.
Successivamente, apprendiamo che:
- un residente della zona, sentito dalle autorità intervenute, aveva rilasciato una dichiarazione dove asseriva che “mentre si trovava presso la sua abitazione aveva sentito un rumore riconducile ad un impatto e che gli sembrava di aver sentito anche il rumore di un veicolo a motore.”
La Procura, malgrado questa testimonianza, richiedeva comunque l’archiviazione, basandosi solo sui rilievi delle autorità intervenute.
La nostra opposizione non era stata presa in considerazione poiché il GIP aveva evidenziato che:
“Nonostante qualcuno avesse sentito il rumore di un veicolo a motore non poteva essere indicativo, visto che le telecamere erano posizionate a molta distanza dal luogo del fatto e anche se dai filmati fossero stati evidenziati dei veicoli in transito non si potevano comunque ricondurre al fatto ed ad una eventuale responsabilità”.
Sul velocipede, peraltro, non vi erano tracce di un contatto con altri mezzi, come del resto sul corpo di Leo.
A questo punto della situazione servono altre strategie, cosa facciamo?
La moglie, tra le informazioni fornite ci aveva fatto presente che il marito, come ciclista amatoriale, faceva parte di un Gruppo Sportivo, ma non ci sapeva indicare il nome dell’associazione né la località.
A questo punto, valutati tutti i fatti, decidiamo di percorrere un’altra strada, ovvero di fare una richiesta di denuncia e apertura di sinistro alla Federazione Ciclistica Italiana.
Infatti, il signor Leo come appartenente ad una associazione e tesserato FCI doveva avere una polizza assicurativa per infortuni.
La risposta della FCI in merito alla nostra richiesta era che, non potevano rilevare la posizione dell’associato se non con il numero di tessera!
Ancora una volta ci troviamo a brancolare nel buio e cerchiamo nuove strade!
Dopo un’azione capillare, durata diverso tempo, alla ricerca del Gruppo Sportivo di appartenenza, riusciamo finalmente a trovare quello al quale era associato il signor Leo e quindi il suo stato di tesserato alla FCI (devi sapere che l’associazione aveva cambiato sia indirizzo della sede, sia tutti i componenti del direttivo).
Ci attiviamo pertanto affinché l’associazione del Gruppo Sportivo denunci l’evento mortale alla Compagnia che assicura i tesserati FCI.
E da qui iniziano i problemi!
Dapprima la Compagnia riferisce che la denuncia era arrivata tardiva!
Confutiamo il fatto portando a supporto la prova che la denuncia era stata fatta dal Gruppo sportivo, poiché al momento del rinnovo annuale del tesseramento, loro avevano comunicato alla federazione ed alla Compagnia il mancato rinnovo annuale in quanto il tesserato era deceduto a seguito di incidente stradale in bicicletta (senza richiedere l’apertura del sinistro) ma comunque la comunicazione era stata inviata.
Infatti, anche se, non vi era stata una formale denuncia di sinistro a mezzo PEC, la Compagnia aveva ricevuto comunque la e-mail, da parte del gruppo sportivo, per cui era a conoscenza del sinistro mortale.
Non basta, ci veniva contestata la “prescrizione biennale della polizza infortuni”
Confutiamo anche questo! La “prescrizione biennale” con una interpretazione della Cassazione dimostriamo che il “caso morte” in una polizza infortuni è stato interpretato dalla Cassazione non più come “un ramo danni con prescrizione biennale” bensì identificabile invece come un “ramo vita”, che prevede invece una prescrizione decennale di polizza.
L’ultima contestazione sollevata, dalla Compagnia, era che per liquidare l’indennizzo dovevamo produrre la certificazione medica di idoneità del sig. Leo all’attività sportiva.
La richiesta veniva girata al Gruppo Sportivo che non riusciva a recuperare detta documentazione medica, anche per il fatto che lo stesso gruppo aveva cambiato sede e dirigenza, molta documentazione era andata smarrita!
Speranzosi, tentiamo l’ultima possibilità e ci rivolgiamo al medico curante del signor Leo, sperando che almeno lui possa esserci utile, ma purtroppo ci conferma di non aver rilasciato alcuna certificazione medica al suo assistito.
Ancora una volta ci ritroviamo con nulla di fatto!
Il nostro Team di professionisti si raduna nuovamente e studiamo accuratamente la polizza assicurativa dei tesserati FCI, evidenziamo che nel Gruppo Sportivo di appartenenza il sig. Leo ricopriva la carica di vicepresidente e che per tale qualifica, nelle condizioni di polizza, non era richiesto di documentare per il tesseramento nazionale la certificazione medica per attività agonistica!
Inoltre, evidenziamo e facciamo presente all’assicurazione che il Signor Leo non stava effettuando alcuna gara di ciclismo né agonistica né amatoriale!
Ed ecco che arriva finalmente la svolta!
A fronte di tutto il lavoro, riusciamo a far liquidare alla famiglia del deceduto, moglie e due figli minorenni, l’importo di € 100.000,00 che per loro sono stati un toccasana.
Ci siamo inoltre occupati, essendoci dei figli minorenni, della richiesta di autorizzazione al Giudice Tutelare di liberare le somme liquidate a loro spettanti per investirle in prodotti bancari/assicurativi fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età.